Studi filologico-dottrinali
La ricezione orientale della metafisica avicenniana
Durante la multiforme identità dell’era safavide, un gran numero di commenti e traduzioni dall’arabo al persiano contribuì alla diffusione di opere filosofiche appartenenti al complesso scenario intellettuale islamico, il cui apogeo fu la Scuola di Isfahan. La filosofia peripatetica, la corrente illuminazionista (išrāqī), la tradizione sufi, la gnosi (ʿirfān) e il kalām arricchirono il patrimonio scientifico e influenzarono in varia misura sia la lettura dei testi sia le scelte dottrinali e lessicali del periodo. Le traduzioni persiane con commento della Metafisica (Ilāhiyyāt [Science of] Divine Things) della più importante summa filosofica di Ibn Sīnā (Avicenna), al-Kitāb al-Šifāʾ (Libro della guarigione/cura), vennero redatte in quei secoli. I codici che le preservano sono importanti testimonianze per l’analisi della ricezione delle opere di Avicenna nel mondo persiano e islamico e sono esempi del rinnovato interesse per il Kitāb al-Šifāʾ durante il Rinascimento safavide. Lo studio delle fonti persiane di questa tradizione è un desideratum. L’analisi dei testimonia delle traduzioni dello Šifāʾ ha rivelato l’esigenza di un viaggio a ritroso per approfondire il lessico cui gli studiosi della Scuola di Isfahan (e.g. Mīr Dāmād e Mullā Ṣadrā) hanno più attinto, vale a dire la filosofia post-avicenniana, in particolare quella suhrawardiana.
Ci lavora Ivana Panzeca.