Storia dei concili
Storia del concilio Vaticano II
L’impegno nello studio e nella ricerca per e sul Vaticano II costituisce dal 1959, anno in cui il concilio fu indetto, uno degli elementi identitari di via San Vitale 114. Prende avvio dai documenti elaborati all’interno dell’Istituto per tutta la durata dell’assise conciliare (1962-1965), a cui Dossetti partecipò come perito del card. Lercaro, e ha come primo approdo l’edizione di una Storia del Concilio Vaticano II, pubblicata in cinque volumi e tradotta in sette lingue, ora anche in edizione paperback con una nuova introduzione a cura di Alberto Melloni che ripercorre la storia di quella Storia.
Il Vaticano II e la sua recezione sono ancora oggi oggetto di dibattito acceso tra gli studiosi e nell’opinione pubblica. È quindi doveroso che la ricerca prosegua, svolgendo il ruolo che più le è proprio, quello di fornire strumenti. Sono già usciti per i tipi de Il Mulino l’edizione dei saggi di Giuseppe Alberigo sul concilio, con prefazione del card. Karl Lehmann (Transizione epocale, 2009), il volume di Federico Ruozzi Il concilio in diretta. Il Vaticano II e la televisione tra informazione e partecipazione (2012), la vela Einaudi di Giuseppe Ruggieri (Ritrovare il concilio, 2012) e per i tipi della Jaca Book, nel 2015 un Atlante del Vaticano II, curato da FSCIRE.
Il cantiere della ricerca sul Vaticano II prosegue con una serie di ricostruzioni analitiche sulla storia dell’ecumenismo, mentre è stata completata la digitalizzazione, nell’ambito del progetto Mansi3, degli Acta synodalia (compresi i volumi degli Acta et documenta relativi alle fasi antepreparatoria e preparatoria del concilio) e degli strumenti editi da FSCIRE (come la Synopsis historica della Lumen Gentium).
Ci lavorano: Enrico Galavotti, Alberto Melloni, Giuseppe Ruggieri, Federico Ruozzi.
La riforma liturgica e l’attività del Consilium ad exsequendam Constitutionem de sacra liturgia
La ricerca sul Consilium ad exsequendam Constitutionem de sacra liturgia (1964-1970) intende approfondire le modalità di attuazione della riforma liturgica avviata dal Vaticano II, mettendo in luce il modello di ricezione del concilio che esso ha proposto e tentato di mettere in pratica. L’approvazione della costituzione sulla liturgia Sacrosanctum concilium giunge alla fine di un percorso lungo più di un secolo, iniziato con lo sviluppo del movimento liturgico e poi più volte ripreso nel corso dei pontificati della prima metà del Novecento. Il lavoro del Consilium si differenzia rispetto a questo processo. L’attuazione della riforma prevede, infatti, la recezione delle istanze provenienti “dal basso” e il passaggio da una prospettiva eurocentrica a una globale. In questo senso l’attività del Consilium rappresenta il primo tentativo di recezione del concilio e, per questo, una delle esperienze più significative del post-concilio.
Ci lavora Massimiliano Proietti.
Il simbolo di Nicea e Costantinopoli
Il cantiere di ricerca sul simbolo niceno-costantinopolitano nasce in vista del diciassettesimo centenario del concilio di Nicea, nel 2025. La ricerca intende analizzare il processo di formazione del simbolo e le sue molteplici traduzioni. Il testo del Credo, frutto del dialogo e del compromesso tra le diverse tradizioni teologiche delle chiese dei primi secoli, è il risultato di un lungo processo di formulazione, iniziato con l’elaborazione dei simboli battesimali da parte delle chiese locali, e proseguito fino alla sua stabilizzazione avvenuta nei concili ecumenici del IV e V secolo. Alla versione greca si sono infatti affiancate le traduzioni prodotte in ambito armeno, siriaco e copto e, successivamente, quelle realizzate nel mondo arabo, in area slava e, infine, nelle cosiddette “terre di missione”. Queste traduzioni rispondevano a due tipi di esigenze: da un lato quella di elaborare ed affermare l’identità ecclesiale delle diverse comunità di fede; dall’altro quella derivante dalla volontà di adattare il Credo niceno-costantinopolitano ai differenti contesti culturali. Allo scopo di mettere in luce il processo di ricezione che ha interessato il più importante testo della tradizione conciliare della chiesa e che è ancora in corso, il cantiere combina la ricerca storica e teologica con quella filologica e linguistica.
Ci lavorano: Davide Dainese, Federico Alpi, Costanza Bianchi, Gianmarco Braghi, Luca Ferracci, Antonio Gerace, Massimiliano Proietti.