Expo 2015
Food for thought, food for soul
“Nutrire il pianeta”, tema dell’Expo del 2015, ha aperto uno squarcio immenso sulla dimensione immateriale del nutrimento, su quegli oggetti, suoni, parole che tengono vivo l’uomo perché nutrono il suo pensiero e la sua anima. FSCIRE ha voluto promuovere questa riflessione attraverso la realizzazione di una serie di installazioni ispirate dall’idea di un padiglione immaginario; un padiglione interiore di ciò che ha nutrito e nutre la vita umana. Le installazioni, esposte all’interno dell’Expo, ma anche fuori, hanno voluto riprendere il concetto delle strutture tipiche del sapere trasmissivo e hanno voluto essere le cathedrae di età umanistica, su cui riposare e meditare. Food for thought, food for soul nasce da un’idea di Alberto Melloni, realizzata dall’architetto e designer Carlos Pambianchi con video di Fabio Nardelli della Piccola officina di videostoria.
Il percorso tracciato dalle immagini e dalle parole, fatto di tappe marcate dalle voci della ricerca, della cultura e dell’arte italiana come Haim Baharier, Enzo Bianchi, Paolo Sorrentino, Walter Siti, Patrizia Valduga ha condotto il filo di una esposizione che si potesse consultare per cercare ognuno il proprio padiglione interiore.
Questo percorso è stato arricchito, inoltre, da un’iniziativa editoriale con la pubblicazione di un volume di straordinario pregio, Cibo del pensiero, cibo dell’anima, che mostra oggetti, manoscritti, volti, opere, capaci di documentare le molte dimensioni del nutrimento immateriale, realizzato insieme alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano e il Touring Club Italiano per le edizioni di Skira.
#FoodForSouls in Tour è stata invece l’iniziativa pensata per portare le immagini e le parole del Cibo del pensiero nei paesi e nelle città italiane, nei luoghi turistici e non, in quelli della cultura e dell’impegno. All’interno di un’installazione mobile, una sorta di cinepulmino, che si è mosso per l’Italia, sono stati proiettati i video rulli del progetto #FoodForSouls. Ad accompagnare l’installazione nel suo giro è stata una compagnia teatrale integrata, che include cioè attori con e senza disabilità: il Teatro di Camelot. I protagonisti hanno vissuto in tutto e per tutto l’esperienza di una tournée, il viaggio, la scoperta, l’allestimento tecnico, la performance, il pubblico, il mangiare assieme, il dormire fuori, l’energia del teatro. Un road movie giocato con ironia e humour, risultato di grande efficacia comunicativa, credibilità e capacità di coinvolgimento emotivo.